LA PIETRA
LA PIETRA
di Marius von Mayenburg
traduzione Roberta Cortese
regia Manuel Renga
con Ludovica Baiardi, Maria Canal, Luca Cattani,
Cecilia Di Donato, Sara Dho, Elisabetta Torlasco
scene e costumi Stefano Zullo
produzione Centro teatrale MaMiMò / Chronos3
per gentile concessione dell’Agenzia Danesi Tolnay
Pubblico consigliato:
Adulti
1935: una giovane coppia tedesca acquista una casa da una famiglia ebrea a Dresda, in Germania, e così inizia il mito.
1953: la figlia della coppia scopre in casa una pietra, simbolo del passato violento della casa.
1978: dopo una fuga a ovest, la famiglia torna a reclamare ciò che le spetta di diritto
1993: la casa torna in loro possesso.
Lo spettacolo di Marius von Mayenburg segue le vite degli abitanti di una casa nella città di Dresda, i quali si ritrovano a confrontarsi con la propria identità e allo stesso tempo con la Storia che viene liberamente reinterpretata. Quando la casa passa da un proprietario all’altro e da una generazione all’altra, i segreti sepolti nel giardino vengono inesorabilmente a galla. Gli abitanti della casa dovranno fare i conti con un terribile segreto familiare di cui rimane soltanto una pietra, simbolo di un passato violento che riemerge con la sua dolorosa verità.
Come è possibile modificare, manipolare o addirittura riscrivere la Storia?
Come è possibile vivere con convinzioni e certezze basate sui racconti e sulle esperienze del
passato, salvo poi accorgersi che non sono la verità?
Infine, come si può essere certi che una versione dei fatti sia davvero la verità?
Queste domande stanno alla base del lavoro registico sul testo “La pietra” di Marius Von Mayenburg. Nonostante la vicenda sia ambientata in Germania si tratta di un lavoro che ci riguarda da vicino poiché spinge a fare i conti con il nostro passato, con le bugie e le sovrastrutture politiche, sociali o umane che hanno incrostato i fatti e dato nuovo aspetto agli eventi. La ferita aperta dei regimi dittatoriali e l’ipotesi di un loro orribile ritorno ha riguardato ognuno di noi almeno una volta nella vita. Il processo di Norimberga avrebbe dovuto mettere fine a tutto ciò, avrebbe dovuto estinguere il fuoco, ma le braci restano calde a lungo, e ciò che è sepolto (nel giardino, nel caso della nostra storia) è destinato a tornare in superficie.
In scena quattro generazioni di donne, che attraversano un arco temporale di sessant’anni e che ci portano dentro le vicende politiche, sociali e intime di due famiglie.
Lo spazio abitato dai protagonisti della storia rappresenterà l’interno della casa, luogo da loro conteso e fortemente vissuto in epoche diverse. Uno spazio semplice, mutevole che contiene però il segno degli anni passati. Gli elementi della casa sono “vivi” e radicati nel pavimento. Sono alberi lampada, sedie arbusto, cresciute sulle fondamenta sane della casa e sono elementi che una volta sradicati permetteranno di ritrovare ciò che si era tentato di nascondere.
Manuel Renga
Tournée
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